Il cambiamento è un momento complesso da accettare perché, anche quando siamo noi stessi a sceglierlo, comporta sempre un qualche tipo di perdita. Ed è con questa perdita e con l'incertezza del futuro che dobbiamo fare i conti.

Quando il cambiamento ci è imposto dall'esterno, ad esempio in una riorganizzazione aziendale, si evidenzia ancora di più una duplicità del fenomeno: c'è un primo processo formale di cambiamento e una successiva fase di transizione che ci porta ad adattarci al cambiamento stesso (avete presente quando continuate a dire "noi" riferendovi al vecchio ufficio? io ci ho messo quasi un anno a perdere questo automatismo quando ho lasciato l'ultimo lavoro, nonostante la scelta fosse stata interamente mia).

William Bridges descrive tre fasi del cambiamento nel suo modello, suggerendo che i confini delle tre fasi siano confusi e sovrapposti, cosa che causa ritardi nell'adattamento. Trovo la semplicità di questo modello utile, senza addentrarci in approfondimenti psicologici che sono fuori dal mio campo, a descrivere il percorso del cambiamento e le più utili modalità di approccio del coaching.

Fase 1: LA FINE. Un cambiamento è occorso, ma prima che possa adempiersi anche a livello psicologico e non solo a livello fisico (legale, organizzativo ..) il vecchio deve essere lasciato andare. E' questo che troviamo difficile, anche se il cambiamento avrà effetti positivi sulla nostra realtà. Ricordiamoci che, anche in zone di discomfort, comunque ci sono dei vantaggi che perderemo a seguito della nuova vita che ci si apre.

In questa prima fase è importante focalizzarsi su quanto della vecchia vita resterà e quanto invece dovrà cambiare. Può essere di sollievo cercare di assumere una visione esterna di quanto sta accadendo, anche dando un nome alle perdite che si dovranno affrontare, finanche a celebrarle. E' anche importante assumere quanto più possibile parte attiva nel cambiamento, per uscire dalla sensazione di subire passivamente il momento.

Fase 2: LA ZONA NEUTRA. Bridges la descrive come essere nelle "whitewaters". Si abbassa l'energia, Non siamo certi di cosa si sia concluso e cosa stia per arrivare, emergono le vecchie debolezze, c'è una sorta di ambiguità sul passato e sul futuro. E' necessario riallinearsi e trovare nuovi pattern di comportamento, crearsi la nuova realtà e la nuova identità. E' la parte core del processo di transizione, in cui si pongono i semi per il nuovo inizio. Di solito è il momento in cui i clienti scelgono di avviare un percorso di Coaching (tu che stai leggendo, ti ritrovi in queste parole?)

E' un momento ideale per ripensare ai nostri progetti e dare spazio alla creatività. E' il momento per rivedere il nostro modo di intendere le cose, per imparare, per prepararci per il futuro. L'obiettivo, ora che il passato si è chiuso, è di aprirci a nuove strade. E' importante prendere consapevolezza di questa zona neutra, senza voler passare immediatamente dalla fase di fine a quella dell'inizio. Non stiamo "perdendo tempo", ma ci stiamo preparando per la nuova fase della nostra vita. Anche solo qualche giorno di stacco, una breve vacanza, un momento per noi in un luogo che ci sia di conforto, è necessario. Ricordiamoci di non isolarci in questo momento, manteniamo le relazioni sociali.

Fase 3: L'INIZIO. l'inizio formale e quello psicologico, anche qui, sono due processi differenti. Spesso l'inizio non è nemmeno individuabile con certezza, non si sa se è reale o no, può essere cercato con impazienza, ma nello stesso tempo essere scoraggiante, fatto di avvii e battute d'arresto. Possono emergere dubbi sulle proprie capacità e competenze, prima che la situazione si faccia più chiara. Se abbiamo lavorato bene nella fase precedente, è il momento in cui i semi iniziano a germogliare.

In questa fase è fondamentale pianificare, partendo dalla visualizzazione di quello che vorremmo fosse il nostro futuro. Focalizzarci sulla nuova vita che vorremmo avere e andando a ritroso per comprendere quali passi dobbiamo fare per raggiungerla. Ci vorrà del tempo per comprendere il nostro obiettivo, senza metterci eccessiva fretta. Dalla correttezza della nostra destinazione dipende l'efficacia del viaggio che ci attende. Concentratevi anche sulle piccole prime vittorie. Celebratele. Aiutano a superare eventuali rallentamenti o momenti di scoramento. E abbiate pazienza e resilienza.

"Tutti i cambiamenti, anche i più agognati, hanno la loro malinconia; perché quello che lasciamo alle nostre spalle è parte di noi stessi; dobbiamo morire in una vita per poter entrare in un'altra" A. France

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