15 Novembre 2021

Applicazione o talento naturale? di Formae Mentis, impegno e libertà

Il successo ha a che fare con l'impegno e l'apprendimento oppure con il dimostrare la propria capacità e intelligenza? Applicazione o talento naturale?

"Non ho talento artistico e non si può fare granché per cambiare questo dato di fatto"

"Posso apprendere tecniche nuove, ma non posso realmente modificare le mie capacità sportive"

"Posso fare le cose in modo differente, ma alla fine resto come sono"

Avete mai avuto un dialogo interiore di questo tipo? o avete pensato qualcosa del genere di chi vi sta attorn0? Sa molto di prigionia in uno stato di cose determinato da altri e in altri tempi (genetica, condizione sociale, educazione infantile...) e, soprattutto, di impossibilità di cambiare.

Viceversa, come vi suonano frasi come:

"Non importa quanto talento io possieda ora, posso imparare cose nuove e implementarlo"

"Posso accrescere il mio talento negli affari (nello sci, nella musica) con studio e impegno"

A me sanno di libertà, possibilità di azione, porte che si aprono, di crescita.

Carol Dwerk nel suo libro "Mindset" parla di questo e definisce le due tendenze come mentalità statica e mentalità dinamica. Ho già parlato di Carol Dwerk sul mio blog in questo articolo, a proposito del cambiamento. Oggi vorrei approfondire il tema, capendo come la mentalità che siamo abituati ad adottare condizioni le nostre possibilità di successo e la nostra disponibilità a metterci in gioco con l'impegno.

Una breve disamina sulle due mentalità (da "Minset" di C. Dwerk, pg 287):

Mentalità statica. Il talento è statico. Porta a desiderare di apparire bravi e quindi tende a evitare le sfide, a mettersi sulla difensiva o a rinunciare facilmente in caso di ostacoli, a vedere lo sforzo come inutile, a ignorare i feedback negativi e a sentirsi minacciati dal successo degli altri, con il risultato di stabilizzarsi precocemente e non realizzare a pieno il proprio potenziale

Mentalità dinamica. Il talento può essere sviluppato. Porta a desiderare di imparare e, quindi, una tendenza ad accogliere le sfide, a persistere anche di fronte alle sconfitte, a vedere lo sforzo come una strada verso la padronanza, a imparare dalle critiche, a trovare ispirazione nel successo degli altri, con il risultato di raggiungere livelli sempre più alti di realizzazione.

Un accento particolare vorrei mettere oggi sull'approccio all'impegno.

Dal punto di vista del mindset statico, l'impegno è un'esclusiva di coloro che non hanno abbastanza capacità per avere successo. "Sono un talento naturale, perché dovrei impegnarmi?"

  1. I grandi geni, per come sono concepiti da chi ha forma mentis statica, non hanno bisogno di impegnarsi, quindi se io mi devo impegnare significa che non sono un genio (Oddio!). In questo conta molto l'immagine popolare del genio che viene folgorato da intuizioni rivoluzionarie, mentre nella vita reale le scoperte sono frutto di anni di impegno e costanza fuori dalla luce dei riflettori.
  2. Se mi impegno e fallisco, allora significa che non sono abbastanza bravo. Se invece non mi impegno fino in fondo, potrò sempre dire "se avessi voluto, sarei potuta essere...". Questo è un noto meccanismo di autosabotaggio. Ho un momento cruciale per la mia carriera, ma non mi impegno al massimo nella preparazione così, se fallisco, potrò sempre dire che se mi fossi impegnata ce l'avrei fatta. Conservo l'illusione del successo, o dell'insuccesso come mia deliberata scelta.

Evitando l'impegno (perché sono un genio e non vorrei fallire) limitiamo di molto la nostra possibilità di crescita personale e professionale, nonché la nostra libertà di azione e di espressione.

Come adottiamo una forma mentis rispetto all'altra e come possiamo cambiare?

Innanzitutto è possibile che adottiamo formae mentis diverse a seconda del contesto: più statiche ad esempio sul lavoro e più dinamiche nello sport e nell'arte o viceversa.

L'adozione di una forma mentis deriva molto dal tipo di input che abbiamo avuto nel corso della nostra vita. Fate una riflessione, nei vari ambiti (scuola, sport, arte, musica, rapporti sociali...): siete stati più lodati sulla vostra capacità innata o sull'impegno che avete profuso? L'infanzia e l'adolescenza sono tappe impegnative e cruciali per la formazione della propria autostima e un modo semplice di proteggere il proprio ego è quello di non impegnarsi, per evitare il fallimento. Smetto di provarci, così non fallisco.

Apro una parentesi sull'educazione dei nostri figli: è importante enfatizzare l'impegno profuso in un progetto piuttosto che il risultato in sé o il talento naturale. Uno degli errori più evidenti è la lode per la velocità di esecuzione o di apprendimento perché nasconde in sé una trappola, un messaggio: la volta che (crescendo di difficoltà) dovrai impegnarti di più, vorrà dire che non sarai più bravo. E' questo che volete che pensino di loro stessi?

Tornando a noi, la consapevolezza del mindset con cui affrontiamo i diversi ambiti della nostra vita già ci apre la via al cambiamento. Riflettere sul tipo di mentalità che stiamo nutrendo con i nostri pensieri ci consente di cambiare il nostro dialogo interiore e porre l'accento sulla crescita, sull'impegno, sulla libertà di azione e anche sulla libertà di fallire senza mettere a repentaglio la nostra autostima.

  • Condividi:
roberta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mi chiamo Roberta Sala aiuto Consulenti Finanziari e Manager a migliorare le loro performance e raggiungere i loro obiettivi professionali e personali.

© 2024 Roberta Sala Coach | p.iva 11630260963 | Privacy Policy | Brand & Web design Miel Café Design
crossmenu