Viviamo in tempi in cui ammettere di non sapere è spesso visto come debolezza. Eppure, Gianrico Carofiglio – con "Elogio dell’ignoranza e dell’errore" ci accompagna in un viaggio prezioso che ribalta questo pregiudizio. Ignoranza ed errore, sostiene l’autore, non sono nemici da combattere a ogni costo, ma alleati essenziali nella crescita intellettuale e professionale.
Un messaggio potente, soprattutto per chi – come i consulenti finanziari e i manager di rete – è chiamato ogni giorno a prendere decisioni complesse, in contesti in continua evoluzione, spesso sotto pressione e in rapporto diretto con le persone.
Carofiglio ci invita a rivedere il significato stesso di “ignoranza”: non una condizione statica e colpevole, ma uno spazio fertile da cui può emergere la conoscenza, se affrontato con curiosità e rigore.
Per un consulente o un manager, questo si traduce nell’abilità di riconoscere i propri limiti, rifiutando il mito dell’infallibilità. È proprio da questa consapevolezza che nasce la vera autorevolezza: quella che ascolta, si aggiorna, si apre a prospettive nuove. Solo aprendo la mente al nuovo e al diverso si può davvero progredire. Ciò non significa andare contro i propri valori, ma avere la costanza di verificare le proprie convinzioni ogni volta che se ne ha l'occasione, sia con i clienti sia con i colleghi coordinati.
Lungi dall’essere solo un inciampo, l’errore – nella visione dell’autore – è il terreno su cui si fonda ogni apprendimento autentico. A patto, però, che venga analizzato, discusso e compreso. Non quindi un elogio tout court all'errore, con gli occhiali rosa dei libri di crescita e autoaiuto, ma una deliberata e ragionata scelta di osare, provare, imparare dall'imperfezione e riprovarci più forti di prima. Lontani anni luce dal "si è sempre fatto così".
Nelle reti bancarie e assicurative, il timore dell’errore può bloccare l’iniziativa, generare conformismo e soffocare l’innovazione. Invece, i leader più efficaci sono quelli che sanno creare ambienti in cui si può sbagliare per imparare, e in cui ogni errore è occasione per costruire competenza condivisa. Qui sta il vero ruolo del manager: creare un ambiente di fiducia, in cui si esca dalla logica del colpevole per abbracciare quella della crescita comune.
Carofiglio valorizza la pratica del dubbio e del confronto come strumenti per affinare il pensiero. In un mondo saturo di opinioni superficiali e slogan, sviluppare il pensiero critico è una competenza chiave. E il pensiero critico si sviluppa soprattutto attraverso la riflessione, lo studio continuo e tanto, tanto, con la condivisione.
Per chi lavora con clienti e team, questo significa imparare a porre domande migliori, a comunicare in modo più trasparente e a sostenere dialoghi costruttivi anche nei momenti difficili. Sempre questo; aprirsi all'altro.
Uno dei messaggi più potenti del libro è il valore dell’umiltà intellettuale: saper riconoscere di non sapere tutto, ma continuare a cercare. È questo il vero segno della maturità professionale. Uscire dall'arroganza dell'arrivato, osservare il mondo con gli occhi di chi può cogliere spunti dagli ambienti più disparati. Usare la mentaltà di crescita di cui abbiamo parlato attraverso Carol Dweck (dai un occhio al link se non ti ricordi)
Nella carriera di un consulente o di un manager, l’umiltà non è remissività: è forza tranquilla, è capacità di apprendere dagli altri, di fare squadra, di guidare con autenticità, di essere presente.
"Elogio dell’ignoranza e dell’errore" è più di un saggio filosofico: è una bussola utile per chi opera in contesti complessi, dove la relazione umana è il vero cuore del lavoro.
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Perché è proprio da un nuovo rapporto con l’ignoranza e l’errore che nascono le evoluzioni più significative.
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