15 Giugno 2023

La Sindrome dell'Impostore

"Quando scopriranno che sono un impostore e mi toglieranno tutto quello che mi hanno dato?"

"A quel punto ero già First Lady da due mesi. In vari momenti, mi sentivo sopraffatta dalla responsabilità, non meritevole della posizione, ansiosa verso le mie figlie, incerta sul mio scopo nella vita."

"A volte mi sveglio la mattina, prima di andare sul set per fare un film, e penso: No, non posso farcela. Sono un'impostora"

"La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro mi mette a disagio, e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario"

Cos'hanno in comune tutte queste citazioni? Usano la voce della Sindrome dell'Impostore, un'espressione coniata nel '78 da due psicologhe, Clance e Imes, che definisce "l'incapacità di accettare i propri risultati come meritati, adeguati alle proprie possibilità o competenze, studi, esperienze, con il conseguente e costante terrore di essere smascherati" (F. di Stefano-Abichain, dal cui libro "Pensavo di essere io ... e invece è la sindrome dell'impostore" ho tratto alcuni spunti per questo scritto).

Torniamo alle citazioni di inizio articolo. Curiosi di sapere a chi sono attribuite? Eccomi qua, nell'ordine a: Tom Hanks, Michelle Obama, Kate Winslet e... Albert Einstein. Esatto, non propriamente persone che definiremmo dei dilettanti nel loro lavoro.

Quindi, sì, se anche a voi capita sovente di pensare di avere un riconoscimento, lavorativo, personale, sociale, superiore a ciò che in realtà meritate, beh, siete in buona e importante compagnia. Non conta quali e quanti siano i reali risultati che otteniamo, conta essenzialmente ciò che noi pensiamo di quei risultati.

La Sindrome dell'Impostore si manifesta quando troviamo una discrepanza tra due punti di vista, o due aspettative: le nostre e quelle che crediamo gli altri abbiano di noi.

Avrò anch'io la Sindrome dell'Impostore?

Ecco alcune affermazioni o domande che vi sarà capitato formulare, se avete almeno un pizzico di tendenza a credervi impostore: "ho avuto fortuna", "dev'esserci un errore", "ho ricevuto tanto aiuto", "se ce l'ho fatta io, può farcela chiunque", "gli altri erano principianti", "non c'erano altri candidati"

Lungi dal voler generalizzare, ci sono categorie di persone o momenti della vita in cui la Sindrome dell'Impostore ha più facilità ad attecchire: gli studenti, soprattutto se sottoposti a forte competizione, i professionisti dal percorso lavorativo non lineare, le categorie minoritarie o sottorappresentate (donne, LGBTQIA+, migranti, disabili..), i giovani o, viceversa, chi giovane non è più da un po', lavoratori autonomi (soli e dipendenti dai contratti), persone che vivono all'estero in una lingua non loro, persone che lavorano nell'ambito della ricerca, accademico, artistico dove l'aspettativa è quella del "talento naturale".

Sì, pare che l'isola dei sedicenti impostori sia ben affollata, spesso di persone talentuose.

Consoliamoci: pare che ci sia relazione tra il QI e la concezione del merito del proprio successo. Conoscerete da altri ambiti l'Effetto Dunning-Kruger, un bias cognitivo (ovvero un pregiudizio) che vuole che più si è ignoranti su un tema, meno si sappia di esserlo. Abbastanza immediato, mettendola in positivo: più so e più "so di non sapere" di socratica origine.

E ci sono anche diversi tipi di Impostore

Florencia di Stefano-Abichain, nel suo libro sopra citato, individua anche diverse declinazioni del sentirsi Impostore:

Il Perfezionista: non posso permettermi di sbagliare; non mi è concesso fare errori, tutto deve essere perfetto; l'avrò anche fatto bene ma si può sempre migliorare

Il Talento Naturale: devo farcela al primo tentativo; se fossi veramente capace non sarebbe così di difficile per me; il successo si raggiunge senza sforzi se no è un bluff

Il Solista: devo farcela da solo; se chiedo aiuto si accorgeranno che non sono capace; il successo è individuale

Il Perfezionista Esperto: non ne so abbastanza, non sono in grado; gli altri ne sanno molto più di me e lo scopriranno presto; non posso sfruttare le mie capacità finche non sarò perfettamente competente sul tema

Il Superperfezionista; E' necessario saper fare tutto; più cose faccio, più sono bravo e più vengo apprezzato; se non riesco a fare tutto e bene, come mi giudicherebbero gli altri?

Vi siete riconosciuti in qualcuno dei pensieri sabotanti letti qui sopra? Beh, anch'io!

Ci protegge?

Ammettiamolo, da un lato la Sindrome dell'Impostore spesso ci salva da brutte figure, da fallimenti, dal renderci ridicoli.

Ma ci appiattisce, ci proibisce di esprimerci al meglio, a volte di esprimerci proprio. Perché se anche abbiamo la migliore idea del mondo ma poi non alziamo la mano in quella benedetta riunione, la nostra rimarrà una bellissima idea... inespressa. In poche parole, se ci rintaniamo nella nostra immagine di impostori, avremo anche meno occasioni di emergere, di far sentire la nostra voce e, se proprio capita di dire una sciocchezza, di imparare dai nostri errori.

Quindi, come se ne esce? con coraggio e un pizzico di incoscienza.

Prendendo coscienza della nostra tendenza. Come dico sempre, la consapevolezza è il primo passo per esorcizzare e innescare il cambiamento.

Accettando con consapevolezza i complimenti, magari andando ad analizzare cosa gli altri apprezzano più sovente di noi e facendone un punto di forza.

Allenandoci a far sentire la nostra voce. A piccoli passi, prima sul terreno che ci è più favorevole (in termini di contesto o argomento) e poi osando di più.

Imparando a chiedere. Chiedere cosa? Chiedere aiuto, chiedere spiegazioni, chiedere possibilità, chiedere avanzamenti.

Prendendoci il nostro tempo e il nostro spazio per esprimere ciò che sappiamo fare con calma e tranquillità, senza la fretta di lasciare la parola o il palcoscenico a qualcun altro.

Essendo gentili con noi stessi, con le nostre capacità e abilità, ma anche con le nostre paure e i nostri limiti.

Sono convinta che un partner di lavoro come un Business Coach possa aiutare in ognuno di questi modi di uscire dalla Sindrome dell'Impostore, attraverso l'ascolto, il feedback, l'esercizio e i debrief, il coaching d'osservazione.

Se vuoi possiamo parlare di un tuo progetto personalizzato, contattami

  • Condividi:
roberta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mi chiamo Roberta Sala aiuto Consulenti Finanziari e Manager a migliorare le loro performance e raggiungere i loro obiettivi professionali e personali.

© 2024 Roberta Sala Coach | p.iva 11630260963 | Privacy Policy | Brand & Web design Miel Café Design
crossmenu