Questo mese vorrei soffermarmi su un aspetto che resta a volte alle spalle, poco evidente, non urlato, ma che è per me fondamentale: l'etica nel coaching.
Parlare di etica professionale è per me argomento importante. In generale in ogni ambito di vita, ma ancora di più quando si ha a che fare con persone che ripongono in te fiducia, ritengo fondamentale garantire una condotta ineccepibile.
Utilizzare l'etica come parametro d'azione non deve essere considerato come come limite o obbligo, ma come valore in sé, come l'opportunità di rendere tangibili i valori che ci guidano. L’etica comprende i Valori in cui crediamo e che vengono “agiti”, cioè rispecchiati nella pratica. E' un qualcosa, dunque, che precede le competenze tipiche di questa professione, perché proprio su questi valori le competenze si fondano.
Oltre che dai valori agiti, l'etica nel coaching passa attraverso solide competenze. Per questo ho deciso fin da subito di far riferimento a un'associazione di categoria (nel mio caso International Coaching Federation) che garantisce che i propri membri abbiano completato un percorso formativo e effettuino formazione continua. Oltre a ciò, i membri ICF accettano e aderiscono a uno specifico Codice Etico, che vi invito a leggere tramite il link. Qui trovate, invece, il mio percorso formativo e lavorativo.
ICF chiarisce come ogni suo membro debba esercitare trasparenza e completezza di accordi e informazione, debba assicurare confidenzialità nella propria attività, stipulare chiari accordi di responsabilità, ruoli e diritti delle parti, eliminare o, ove non possibile, esplicitare conflitti di interesse, mantenere standard di qualità, anche attraverso formazione continua.
Questo contraddistingue un coach professionista.
C'è un altro aspetto che trovo interessante e che, a suo modo, ha a che fare con l'etica nel coaching: come coach, esperti nel facilitare i processi di cambiamento, crediamo che i clienti abbiano le proprie risorse e/o risposte e che il ruolo del coach sia quello di creare uno spazio protetto, una relazione di fiducia paritetica per consentire alla saggezza del cliente di emergere (fonte ICF).
Ciò implica che dare consigli priva, di fatto, i clienti dell’autonomia e della padronanza della soluzione. Dando consigli, ci rivolgiamo principalmente alla parte razionale del cervello, ma per coinvolgere completamente il cliente anche le parti emotive del cervello dovrebbero essere coinvolte nel processo decisionale. Attraverso l’arte sapiente delle domande un coach può invece favorire la scoperta. E l'essere protagonista della scoperta, attiva l'automotivazione a ottenere l'obiettivo fissato. Anche questa è etica, sapersi trattenere, lasciare il ruolo da protagonista al cliente senza cedere alle lusinghe del dare istruzioni
Il coaching è un modo di essere che si manifesta a partire dal credere nelle capacità, nelle risorse e nel potenziale proprio e altrui. A mio parere l'etica nel coaching passa anche da qui. Dal sapersi concentrare sui punti di forza, sulle soluzioni, sui successi futuri, invece che sui problemi e sulle performance passate. Il ruolo di Coach (ma anche uno stile di leadership basato sul coaching) richiede di entrare in connessione a livello umano, al di là del compito da svolgere in concreto e di smettere di pensare che il coach/leader sia quello esperto che deve dire a tutti gli altri qual è il modo migliore di fare le cose. Il coaching si basa sulla fiducia e sulla capacità di non giudicare, in cui la piacevolezza dell’esperienza è essenziale all’apprendimento e in cui gli ostacoli diventano opportunità, piattaforme di lancio da cui spiccare il prossimo balzo. È uno spazio in cui le cose sono possibili e la collaborazione è il fattore determinante.
La logica è quella di una mentalità ottimistica, non basata su sogni e utopie, ma su ciò che c’è (anziché su ciò che c’era o non c’è), sulle risorse in possesso della persona anziché sulle sue lacune. In pratica, si tratta di spostare il focus da "Penso che quella persona sia un problema" a "Penso che quella persona abbia un problema" per poi giungere a "Penso che quella persona stia compiendo un viaggio di apprendimento e sia capace, ricca di risorse e potenziale" (fonte Whitmore)
Credere nel potenziale delle persone crea una cultura di fiducia, stimola l'autorealizzazione e riduce il potere limitante delle previsioni autoadempientesi, (ove le performance riflettono le convinzioni dei leader).
Cosa hai notato rispetto ai diversi atteggiamenti mentali esposti qui sopra? Quali sensazioni hai riguardo il potenziale della persona? Quale mentalità intendi adottare nella vita di tutti i giorni?
Mi chiamo Roberta Sala aiuto Consulenti Finanziari e Manager a migliorare le loro performance e raggiungere i loro obiettivi professionali e personali.